martedì 30 dicembre 2008

Laptop, sorpasso ai desktop E' tutto merito super piccoli


Per la prima volta nella storia i computer da tavolo cedono il passo ai portatili: un vantaggio di misura ma significativo. Grazie al mercato dei minuscoli netbook

di ALESSANDRO LONGO

PER LA PRIMA VOLTA nella storia, nel mondo sono stati venduti più computer portatili (i notebook) di pc desktop (non portatili): è accaduto nel terzo trimestre 2008, e a darne notizia è l'osservatorio di ricerca americano iSupply. Certo, un sorpasso di misura, ma storico. Le vendite mondiali di notebook sono state 38,6 milioni, crescendo del 40 per cento rispetto all'anno precedente: una vera sfida alla crisi. Le vendite di computer desktop sono state invece 38,5 milioni (+1.3 per cento).

Il fenomeno è un'impronta lasciata sulla società e conferma che si sta andando a passi veloci verso l'informatica di massa. Un progresso che nemmeno la congiuntura economica sembra capace di arrestare. Il merito principale, secondo iSuppli e altri esperti, è dei netbook, mini computer portatili ultra low cost e leggerissimi, dai bassi prezzi (300-500 euro), dalle prestazioni limitate (non si può giocare), ma ideali per navigare, scrivere testi, collegarsi al social network e ai blog preferiti quando si è a spasso. Secondo l'osservatorio Gartner, sono stati venduti 5,6 milioni di netbook solo nel terzo trimestre 2008. Dovrebbero arrivare a 50 milioni nel 2012.

È un fenomeno dove l'Italia è in prima fila. Lo sfrutta come opportunità di riscatto, perché siamo agli ultimi posti per diffusione dei computer tra gli abitanti, in Europa (secondo Eurostat). Ma adesso la musica è cambiata. Secondo Gartner c'è un boom dei computer portatili in Italia (spesso associati alle chiavette per navigare in banda larga mobile o con connettività integrata). Nel terzo trimestre 2008 le vendite di notebook sono salite del 97,6 per cento, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, in Italia. Il fenomeno riguarda soprattutto l'utenza residenziale, a dimostrazione che sta scavando nelle radici della società. Le vendite di computer (di qualsiasi tipo) agli utenti residenziali sono salite del 98,2 per cento nel terzo trimestre, rispetto all'anno precedente.

Anche da noi molto si deve al successo dei netbook, tanto che a lanciare un proprio prodotto di questa categoria è stata anche un'azienda italiana, Olidata. Erano anni che non succedeva di avere un computer made in Italy. Adesso però tutti i marchi maggiori di computer (Hp, Dell, Acer, Lenovo, Fujitsu Siemens, Toshiba) e molti dei minori offrono un netbook in catalogo. All'appello mancano solo Apple e Sony. A lanciare la moda è stato Asus, con l'Eee Pc. Ora siamo già alla terza generazione di netbook, caratterizzata da schermi a 10.2 pollici di diagonale e da una connettività di banda larga mobile Hspa (High speed packet access, fino a 7 Megabit) integrata.

Anche le quote di mercato dei vendor di pc cambiano sulla falsariga del successo dei netbook. È premiato chi ha scommesso prima e di più su questi prodotti, come Asus e Acer. Acer, appunto: l'azienda taiwanese, alla cui guida è di recente salito un manager italiano (Gianfranco Lanci), è ora il principale marchio di computer in Europa. Nel terzo trimestre 2008 ha superato HP, in vendite, per la prima volta nella storia. Nel mondo è però ancora al terzo posto (ma al secondo posto nei notebook), preceduta da HP e Dell. La sfida continua, HP ha messo sul tavolo il proprio asso per rispondere ad Acer: il suo primo netbook (il Mini Note 700) è appena uscito in Europa.

lunedì 22 dicembre 2008

Il Pentagono riprende Asimov "Regole etiche per i robot"


Automi impiegati in guerra o nell'assistenza sociale, capaci di prendere decisioni in autonomia. Militari e scienziati: "Dobbiamo dare loro delle regole perché non facciano danni agli umani"

di ERNESTO ASSANTE

ISAAC Asimov, molti anni fa, stabilì le tre leggi fondamentali della robotica, regole che i robot, nei suoi libri di fantascienza, non avrebbero mai trasgredito e che avrebbero governato per sempre il loro comportamento. La prima regola è che un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno. La seconda dice che un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contrastino con la Prima Legge. La terza stabilisce che un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e/o la Seconda Legge.


Quando Asimov scriveva le sue direttive i robot veri, quelli che l'uomo aveva già creato, erano molto lontani dall'essere in grado non solo di trasgredire, ma anche di osservare quelle regole, tanto erano indietro nel loro percorso evolutivo. Oggi non è più così: "E' da più di un anno che 14 aziende in Giappone e in Corea del Sud hanno messo a punto dei robot che si occupano dei bambini. Bisognerà capire se questo porterà a una diminuzione di cura dei bambini o no", ha scritto in un articolo sulla rivista americana Science, Noel Sharkey, professore di intelligenza artificiale e robotica all'Università di Sheffield, interrogandosi sul ruolo, sempre più importante, che i robot stanno prendendo nella nostra vita. "E' giunta l'ora di stabilire delle regole etiche per i robot", dice il professore, per fare in modo che il comportamento di queste macchine non porti danni all'uomo.

Il problema se lo stanno ponendo anche gli esperti di robotica del Pentagono, che hanno stanziato circa 4 miliardi di dollari sulla ricerca di droni da mandare sul campo di battaglia. Colin Allen, professore con una cattedra in filosofia della scienza presso la Indiana University, ha scritto un libro sul tema, "Moral Machines: Teaching Robots Right From Wrong": "è davvero possibile fare in modo che armi automatizzate siano in grado di conformarsi alle leggi di guerra. Possiamo o no usare la teoria dell'etica per progettare queste macchine? E ora che si cominci a prendere in considerazione questo genere di problematiche, invece di limitarsi ad attendere finché non sarà troppo tardi. Abbiamo in circolazione computer che prendono decisioni e lo fanno in maniera eticamente neutra".
E' possibile integrare le tre direttive di Asimov nei robot militari? "Terribile" dice Noel Sharkey "ho lavorato nel campo dell'intelligenza artificiale per decenni e l'idea che un robot debba prendere decisioni sulla terminazione di vite umane è semplicemente terrificante". L'attenzione del ricercatore inglese è puntata comunque non solo sui rischi delle applicazioni militari, dove i robot sono già ampiamente utilizzati, ma soprattutto su gli usi civili, quelli di assistenza a bambini o anziani, o ai malati, come già avviene con il robot giapponese "My Spoon" che dà da mangiare ai malati. "L'aiuto che i robot possono dare ai genitori per la cura dei bambini è grande", scrive ancora Sharkey, "e non c'è dubbio che la frequentazione di un robot può essere un esperienza divertente e stimolante per un bambino, sempre che questa frequentazione non duri troppo a lungo". Ma bisogna ancora capire quali possono essere i risvolti psicologici di questa compagnia, sottolinea Sharkey, ricordando che gli studi fino ad oggi condotti sulle scimmie hanno portato alcune volte a risultati inquietanti.

Lo scienziato è sicuro che i robot avranno sempre più spazio, ricorda che è stato lo stesso Bill Gates a predire che nei prossimi anni vivremo sempre più assieme ai robot. "Ci siamo fatti sorprendere dall'esplosione di internet, sarebbe bene che non accadesse la stessa cosa con i robot", ha detto Sharley alla France Presse, "E' preferibile stabilire delle norme etiche adesso, prima che l'utilizzo massiccio dei robot lo renda difficile". Sharkey, comununque, non ha paura che i robot possano prendere il controllo degli umani in futuro, "sono solo delle macchine senza cervello, che non pensano da sole, malgrado tutto quello che ci ha insegnato la fantascienza".

C'è addirittura chi pensa che i robot possano avere un comportamento migliore di quello degli esseri umani, quantomeno sui campi di battaglia. Ne è convinto Ronald Arkin, professore al Georgia Tech, e autore di alcuni software per i robot militari dell'esercito americano: "La mia ipotesi di ricerca è che i robot possano agire più eticamente sul campo di battaglia di quanto facciano adesso gli esseri umani. Dotandoli di alcune regole che non possano essere infrante". Sharkey ricorda che sia Israele che la Corea del Sud hanno già installato robot armati lungo i loro confine, robot e che manca poco agli scienziati di quei paesi per sviluppare robot da battaglia in grado di prendere decisioni da soli su quando attaccare: "Non stiamo parlando di un futuro lontano, ma di una realtà di domani, sulla quale è bene ragionare".


mercoledì 17 dicembre 2008

Email Marketing: la lezione di Obama

Email Marketing: la lezione di Obama
by:
Hoplo

“C’è qualcosa che accade quando gli americani che non hanno mai partecipato alla vita politica, si sentono coinvolti, bussano alle porte degli amici, telefonano e condividono con gli altri la loro visione del paese. C’è qualcosa che accade quando le persone, non solo votano per il partito a cui appartengono, ma anche per le speranze che hanno in comune. Il cambiamento è ciò che sta accadendo ora in America”. Da: Barack Obama; Oggetto: Grazie; Reply-To: info@barackobama.com

A prescindere dalla propria visione politica non si può mettere in dubbio che l’elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti D’America sia un fatto storico non solo per le dimensioni della vittoria, ma specialmente per gli strumenti di comunicazione che hanno permesso ad un uomo quasi sconosciuto, di trionfare prima contro la donna più famosa d’America ed in seguito su uno degli uomini americani più apprezzati per le grandi imprese eroiche.

Il messaggio di Obama è stato diffuso principalmente fra i vari social network e le tante community mondiali e soprattutto attraverso le email con cui il neo presidente americano ha inviato comunicazioni puntuali, coinvolgenti ed empatiche dimostrando una netta e concreta volontà di cambiamento. L’email marketing di Obama è stato la guida del suo successo.
Di seguito gli elementi principali del grande successo.

I CONTENUTI. Barack Obama nelle email ha utilizzato messaggi semplici veicolati non da infinite dissertazioni politiche o morali, ma da frasi brevi, puntuali, efficaci. Nei contenuti e nelle idee si è esposto personalmente ed è apparso come il compagno di viaggio di milioni di individui che affollano la rete, instaurando con loro un amichevole dialogo assai lontano dalle impostate e formali campagne elettorali.

INNOVAZIONE non sono politica, ma anche tecnologica che ha fatto apparire il suo avversario come un cavernicolo troppo ancorato ai vecchi canali di comunicazione. Obama si è presentato come un concreto innovatore capace di interpretare le sfide tecnologiche e di valorizzare la modernità.

IMMEDIATEZZA. Per tutta la campagna elettorale Barack Obama ha inviato mensilmente a ciascun elettore una ventina di email personalizzate informando gli americani su tutti gli aspetti della campagna elettorale e dimostrando trasparenza e volontà di condivisione. Esattamente tre minuti dopo l’ufficializzazione della sua vittoria, tutti gli iscritti alla hanno ricevuto un’email di ringraziamento: ogni elettore si è sentito realmente protagonista dell’evento storico. L’email marketing di Obama ha raggiunto immediatamente tutti, ha reso tutti protagonisti, ha valorizzato i singoli, ha reso determinanti le scelte di ciascuno. “Hai fatto la storia. Tutto questo è accaduto per merito tuo”, ha scritto Obama.

SEMPLICITA’. Gli avversari hanno studiato infinite strategie e molteplici frasi ad effetto. Il neo presidente si è basato su due affermazioni semplici e significative, comprensibili da chiunque “Change” e “Yes, we can”. Affermazioni dirette e non artefatte, semplici e incisive, empatiche e coinvolgenti.

Per le sue campagne di email marketing Barack Obama è stato nominato “uomo marketing dell’anno” dalla rivista Advetising Age, la principale testata americana che si occupa di marketing. Il marketing virtuale delle email e dei social network ha stravinto su quello tradizionale.

Obama, grazie all’email marketing , partendo dal nulla, è diventato l’uomo più potente del mondo, allora ciascuno nel proprio campo, grazie all’email marketing può affermare “Yes, we can”.

Scritto: Simona Ibba

Link Diretto:
http://www.articolista.com/marketing/email-marketing-la-lezione-di-obama.html

sabato 13 dicembre 2008

E' ufficiale: Chrome non è più in beta


Migliorati sicurezza, privacy e gestione. Confermato il prossimo supporto a Mac e Linux.

Come da noi anticipato nei giorni scorsi, nella giornata di ieri Google ha ufficialmente annunciato l'uscita dalla versione beta di Chrome, il suo browser open source, confermando nel contempo il futuro supporto delle piattaforme Mac e Linux.

Chrome, che al momento conta qualcosa come 10 milioni di utenti in tutto il mondo, è stato in queste settimane migliorato in termini di stabilità e prestazioni.Inoltre, grazie al potenziamento del motore V8 JavaScript,sono stati raggiunti nuovi guadagni per quanto riguarda la velocità di avvio e caricamento delle pagine. Miglioramenti sono stati apportati anche alla gestione dei "Preferiti".

Fonte: 01net.it

martedì 9 dicembre 2008

Il futuro di Atom in chiave 32 nm

Roma - Negli scorsi giorni la società di consulenza UBS ha diffuso nuovi dettagli sulla roadmap di Intel relativa ai processori per netbook, evoluzione degli attuali Atom. Tale roadmap ha portato alla conoscenza della piattaforma hardware Medfield, la prima di questa categoria che adotterà la futura tecnologia di processo a 32 nanometri.

Medfield, la cui introduzione sul mercato è prevista per il 2010, integrerà su di un singolo chip una CPU a singolo o doppio core, una GPU, un controller di memoria, funzioni multimediali e circuiteria di input/output (I/O). Alcuni di questi componenti, come il controller di memoria e quello di I/O, richiedono generalmente chip separati.

Secondo le fonti, la GPU integrata in Medfield si baserà su quelle prodotte da per i PC, e sarà in grado di supportare il video in alta definizione.

Medfield sarà preceduta, il prossimo anno, da Pineview, un aggiornamento dell'attuale generazione di Atom a 45 nm (nome in codiceMenlow). Già altre fonti, in precedenza, avevano riportato dell'esistenza di Pineview, talvolta descrivendolo come un chip a 32 nm: stando all'ultima roadmap, però, sembra ormai chiaro che questo processore conserverà il medesimo processo produttivo degli Atom di prima generazione, limitandosi ad apportare alcune modifiche alla microarchitettura di questo chip.

Pineview dovrebbe raggiungere il mercato nella seconda parte del 2009, ma prima del suo debutto Intel introdurrà Moorestown, atteso nei prossimi mesi. Quest'ultimo sarà il primo Atom realizzato con un design system-on-a-chip, e secondo BigI sarà in grado di dimezzare i consumi energetici: ciò spiana la strada ad Atom verso i dispositivi mobili più piccoli.

Con le prossime evoluzioni di Atom, Intel potrebbe finalmente colmare il vuoto lasciato dalla vendita della divisione Xscale, avvenuta due anni fa. Basati sulla collaudata architettura ARM, i chip XScale di Intel si indirizzavano ad una grande varietà di dispositivi, dai telefoni cellulari ai router, per passare attraverso i controlli industriali. Atom probabilmente non raggiungerà mai - almeno non nel medio periodo - una tale duttilità, complice anche l'architettura x86 CISC su cui si basa, ma nel campo dei dispositivi mobili consumer potrebbe sostituirsi del tutto all'ex processore ARM-based di Intel (oggi prodotto da Marvell Technology).

Rispetto a XScale, Atom è pienamente compatibile con il codice x86, e dunque con tutte le applicazioni e i sistemi operativi a 32 bit che girano sui tradizionali PC: ciò rappresenta un grande vantaggio per gli sviluppatori di software, che potranno portare le proprie applicazioni desktop sui dispositivi mobili con pochissimo sforzo. Microsoft, ad esempio, potrebbe sviluppare Windows Mobile direttamente sulla stessa base di codice di Vista e dei suoi futuri sistemi operativi desktop.

Fonte: Punto Informatico

Link Diretto:
http://punto-informatico.it/2500056/PI/News/futuro-atom-chiave-32-nm.aspx

venerdì 5 dicembre 2008

Grand Theft Auto IV (GTA IV) disponibile anche per PC


Grand Theft Auto IV (GTA IV) disponibile anche per PC “Dopo i successi ottenuti con la versione per console, Rockstar Games vuole fare il bis!”

Rockstar Games ha annunciato la disponibilità della versione per PC del popolare titolo GTA IV - Grand Theft Auto IV - che potrà essere acquistato presso tutti i rivenditori oppure scaricandolo da Steam ad un prezzo di 49,99 dollari.

Al momento del lancio nella sua versione per console, GTA IV è riuscito a raggiungere interessanti record di vendita. Il fondatore di Rockstar Games, Sam Houser, ha affermato: “Siamo molto orgogliosi di rilasciare Grand Theft Auto IV per PC. Ci siamo presi del tempo per assicurare che questa versione del gioco potesse essere non solo un veloce porting ma un prodotto perfettamente tagliato per assicurare la migliore esperienza utente su PC.

”Secondo quanto affermato da Rockstar Games, la versione PC di Grand Theft Auto IV offre diverse nuove features, incluse le modalità multiplayer fino a 32 utenti (la versione per console ne supporta 16), un sofisticato e facile da usare editor video che permette di catturare ed editare i footage in-game, una grafica ad alta risoluzione e così via.

Fonte: DinoxPC

martedì 2 dicembre 2008

Nell'internet banking boom del virus-truffa


Copia i codici e li passa ai ladri. Nel 2008 prelevato dai conti circa un milione di euro di FABIO TONACCI

ROMA - Il bottino nel 2008 sarà di 3 milioni di euro. La grande rapina in banca nel ventunesimo secolo si fa in rete, senza pistole, rubando dai 12 milioni di conti correnti che in Italia sono abilitati a operare via internet. Il grimaldello moderno non è un piede di porco, ma si chiama Mebroot, il più avanzato virus di ultima generazione, capace di rubare i codici di accesso e le password dei clienti.

L'home banking, che da alcuni anni ci permette di pagare le bollette o fare bonifici da casa, è diventato l'obiettivo principale dei banditi della rete. Dall'inizio dell'anno, secondo i dati della Polizia postale, sono stati rubati più di 900 mila euro a 1.600 italiani che hanno sporto denuncia. Una cifra però sottostimata perché non include tutti i casi non denunciati, quelli in cui i soldi sono stati rimborsati immediatamente dalle banche per evitare danni di immagine, con i quali si arriva ai 3 milioni.
"Il fenomeno è preoccupante e in crescita - dice Domenico Vulpiani, direttore generale della Polizia postale - gli attacchi all'home banking provengono da hacker che vivono nell'est Europa, in Romania e in Russia. Non sono criminali generici, ma professionisti che non trovando lavoro si riciclano come truffatori. Quest'anno abbiamo arrestato in Italia otto pirati informatici, tutti di nazionalità romena". Geni del computer ma disperati che però sono riusciti a creare Mebroot, l'incubo dei produttori di antivirus. Mebroot è un trojan banking, un software malefico che ruba le password e le invia ai truffatori. Infesta internet da un anno e mezzo.

"È un software raffinatissimo - spiega Sergio Russo, vice questore aggiunto del Compartimento di PolPostale a Bologna, il punto di riferimento italiano per la lotta alle frodi telematiche - si installa su una parte hardware e si autocarica ogni volta che si accende il computer". Per questo risulta invisibile a 24 dei 35 antivirus più diffusi. "Non solo - aggiunge - La novità è che, sfruttando la vulnerabilità dei browser più usati come Explorer o Mozilla, sono riusciti a infettare pagine web insospettabili, come siti di informazione o di cantanti famosi". Quindi a rischio ci sono potenzialmente tutti gli utenti, non solo chi naviga regolarmente in siti poco raccomandabili, ad esempio quelli di pornografia.

Il funzionamento è tanto semplice quanto disarmante. Al momento dell'accesso al conto online da un computer infetto, Mebroot spedisce ciò che viene digitato, quindi il nome utente e le password, a server esteri, creati apposta dai truffatori e che vengono chiusi dopo poche ore. Una volta in possesso di questi dati, gli hacker fanno un bonifico di alcune migliaia di euro sul conto corrente di una terza persona, in Italia, che trasferirà la somma all'estero con i servizi di money transfert quali Western Union. Sono i cosiddetti "soldatini", reclutati in cambio di una piccola commissione con annunci del tipo "vuoi guadagnare 500 euro stando a casa?". Nel 2008 sono stati denunciati 370 "soldatini", quasi sempre ignari di partecipare a una truffa.

C'è un solo modo che attualmente garantisce al cento per cento il correntista dai furti online, ed è l'utilizzo della chiavetta elettronica personalizzata, che genera una password monouso ogni 32 secondi. Attualmente, secondo l'Associazione Bancaria Italiana, il 30 per cento degli istituti di credito non ha fornito ai clienti questo dispositivo. "Le grandi banche hanno tutte preso le contromisure adatte - spiega Romano Stasi, responsabile della sicurezza di Abi Lab - rimangono fuori dei piccoli e medi istituti che si stanno attrezzando ma che sono un po' in ritardo. Sono loro adesso gli obiettivi degli hacker".
Sulla possibilità di rimborso, però, c'è ancora tanto da fare: "Si valuta caso per caso - dice Stasi - tendiamo a rimborsare solo se vediamo che il cliente ha preso tutte le precauzioni e ha il sistema di sicurezza del suo pc aggiornato".

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