Roma - Il desktop, metafora che ormai identifica il concetto stesso di interfaccia grafica, ha circa 30 anni di vita. L'hanno inventata i ricercatori di Xerox, che finirono con alterne vicende per concederne l'utilizzo a Apple. Forse, dice qualcuno, dopo tutto questo tempo è ora di pensare a qualcosa di diverso: e quelli di itsme, startup italiana che nasce da una costola dell'Università Bicocca di Milano, stanno provando proprio a farlo. Con l'aiuto, però, di coloro che in futuro quell'interfaccia dovranno usarla.
"La metafora del desktop su cui si basano i sistemi operativi odierni è ormai datata - racconta a Punto Informatico Giandomenico Sica, direttore delle comunicazioni di itsme - In questi anni abbiamo avuto letteralmente un'esplosione di informazioni da gestire, ma la metafora è rimasta sempre la stessa". Il problema, spiega Sica, è che in alcuni frangenti questo tipo di approccio può rivelarsi inadeguato: "È un problema noto, anche ai player più affermati".
Per questo, ci spiega, molte aziende famose si stanno muovendo. Per trovare un modo di raccogliere e classificare i dati in modo diverso, per trovare un modo di rendere più accessibili le informazioni che ciascuno archivia nel proprio computer: "Basti pensare a Google - prosegue - che ha scelto di potenziare gli algoritmi dei suoi motori di ricerca per migliorare la reperibilità dei dati all'interno di un computer".Nel caso di itsme, invece, si è scelto di seguire un approccio differente: "Nel nostro caso adottiamo una metafora detta venues and stories, vale a dire dei luoghi e delle storie. In questo modo diventa possibile generare dei collegamenti tra singole informazioni in maniera contestualizzata, non ci si trova davanti ai soliti desktop con cartelle ma a veri e propri luoghi delle storie: email, documenti, file, risorse, contatti collegati a quel singolo evento".
L'idea della nuova interfaccia, racconta Sica, è del professor Giorgio De Michelis, già direttore del Dipartimento di Informatica dell'Università Bicocca: "itsme è una azienda giovane, è nata appena nell'aprile del 2008: tuttavia la decisione del professore di tentare di creare questo nuovo tipo di computer - spiega a Punto Informatico lo stesso Sica - è arrivata dopo un anno di confronto con colleghi, investitori e venture capitalist: un confronto necessario a garantire che il sogno si trasformasse in una reale impresa aziendale".
Sì perché itsme, ci tiene a precisare il suo rappresentante, è senz'altro una iniziativa nata nell'orbita di un campus universitario, ma punta a trasformarsi in una solida realtà industriale: al momento allo studio ci sono le interfacce, su cui lavorano spalla a spalla interaction designer e sviluppatori. Una volta completato questo compito si passerà a realizzare il codice vero e proprio dell'applicazione, di cui è previsto un emulatore nel 2009, per poi passare all'integrazione con l'hardware per la creazione di un prototipo entro il 2010.
"Stiamo lavorando alla costruzione di una rete di contatti, in parte già avviati, con una serie di sviluppatori di hardware per dare vita ad un computer vero e proprio - racconta ancora Sica - che poi intendiamo immettere sul mercato". Per la workstation itsme, che costituirà un prodotto unico che comprende interfaccia e hardware, non esistono ancora specifiche precise, ma solo un'idea di massima pronta ad essere modificata in base alle esigenze dei partner e all'andamento del mercato: "A livello progettuale abbiamo definito un dispositivo modulare e mobile, una sorta di iPhone un po' più grande con schermo da 8 o 9 pollici".
Su questo dispositivo, che nelle forme ricorda vagamente anche i MID (Mobile Internet Device) di recente presentati da Intel, girerà un kernel linux al di sopra del quale verrà costruita la nuova interfaccia. Ed è proprio su quest'ultima che itsme concentra le sue attenzioni, seguendo un approccio cosiddetto top-down nel tentativo di realizzare qualcosa il più possibile rispondente alle esigenze dell'utilizzatore finale.
"Il confronto con i nostri futuri utenti è fondamentale", chiarisce Sica. Per questo itsme ha provveduto a creare una sorta di demo dei primi layout dell'interfaccia, che sono stati mostrati ai visitatori dello SMAU ai quali è stato poi chiesto di compilare un formulario guidato nel quale suggerire se la soluzione mostrata fosse o meno compatibile con le loro esigenze. "È andata molto bene - spiega soddisfatto Sica a Punto Informatico - ci aspettavamo 25 persone al giorno al massimo, ne sono arrivate il doppio".
Ora itsme è pronta a replicare durante il prossimo weekend, al Festival della Creatività di Firenze: "Lì avremo uno stand più grande - prosegue - e tenteremo di riproporre la stessa iniziativa migliorandola un po'". I dati raccolti verranno esaminati con calma a partire dalla prossima settimana, ed entro un paio di mesi verranno messi a disposizione del pubblico su un nuovo sito a forte impronta social in via di ultimazione: "Quello che ci ha lasciato sorpresi - racconta Sica - è stato il fatto che i visitatori, dopo aver visto il filmato, avevano compreso cosa stiamo facendo e sembravano contenti: non ce l'aspettavamo, siamo ancora agli inizi, ma siamo stati felici".
Per questo tipo di soluzione, spiega, "esiste la domanda e l'esigenza". Quanto alle possibilità di successo, "Il mercato delle workstation è enorme. Riuscire ad agganciarne anche solo una minuscola fetta di mercato dell'1 per cento garantirebbe dei risultati impressionanti". Certo, come ogni iniziativa imprenditoriale ha un rischio: "Ma noi cerchiamo di creare interfaccia e interazioni semplici, che facilitino il cambiamento di metafora. E poi - prosegue - i personal computer con sistema operativo Linux hanno già fatto il loro ingresso sul mercato commerciale grazie ai netbook come l'EeePc".
Un'altra precisazione doverosa, continua Sica, è la natura fortemente open source del progetto, che nelle intenzioni di itsme "vivrà grazie alla comunità che saremo stati capaci di crearvi attorno": l'esperienza compiuta allo SMAU e del prossimo Festival della creatività servirà proprio ad entrare in contatto con nuove persone, per far conoscere a loro il progetto e tentare di migliorarlo. L'obiettivo è quello di creare una autentica innovazione che possa migliorare l'interazione tra uomo e macchina: magari con impresso il marchio del made in Italy.
a cura di Luca Annunziata
Fonte: Punto Informatico
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