In rete abbondano i telefoni made in China in apparenza uguali a quelli di grandi marchie addirittura con molte funzioni in più e a un terzo del prezzo dell'originale
Ma non esiste importatore diretto e certificazione CE. Rischi e incognite dell'acquisto
di GIOVANNI GAGLIARDI
ROMA - Da un po' si aggirano per la rete oggetti avvolti da un alone di mistero degno di una leggenda metropolitana: i telefonini made in China, o se preferite i "cinafonini". Apparecchi non destinati al mercato occidentale e dal prezzo incredibilmente basso, di cui tutti parlano, ma che quasi nessuno ha visto da vicino.
A volte hanno un design originale, con schermi grandi e audio potente, altre volte sono la perfetta copia di apparecchi blasonati (uno per tutti il simil iPhone), con tanto di sistema operativo touch (anche lui simil Apple). E non finisce qui. Non è inconsueto, infatti, che il clone in questione abbia delle caratteristiche in più dell'originale che, almeno sulla carta, lo migliorano. E c'è anche chi è stato letteralmente folgorato dalla scoperta di questi apparecchi. E' il caso di Paolo Tortora, che ha creato uno dei pochi siti italiani di informazione ad hoc,
http://www.chinafonini.it/. "Ma non mi occupo di vendita", tiene subito a specificare.
Dal punto di vista tecnico caratteristiche e funzionalità dei cinafonini sono praticamente impossibili da trovare nei cellulari occidentali, anche in quelli più avanzati. Ad esempio il touchscreen abbinato al tastierino in Europa è arrivato da poco, "invece tra i cinafonini il doppio input è praticamente lo standard", spiega il nostro esperto. Ma spesso ci si imbatte in funzioni particolari, come i modelli con doppia sim, sintonizzatore Tv, radio Fm e potenti diffusori stereo. Poi ci sono modelli con funzioni particolari come il Magic voice, una sorta di camuffatore della voce, che qualcuno teme possa essere usato per scopi illegali.
Altri apparecchi danno la possibilità di inviare sms anonimi. Nei cataloghi è apparso anche un telefono con video-proiettore. Per non parlare del telefono prodotto in Cina, ma da una azienda americana, che può essere totalmente configurato dall'acquirente come fosse un pc, fino alla possibilità di tempestare la scocca con 14 diamanti da un carato l'uno. Ma in quel caso bisogna sborsare 225mila dollari. E nei forum molti parlano di questi telefoni, potenti e a poco prezzo. "La spesa per un cinafonino è generalmente un terzo di quella necessaria per un terminale normalmente importato in Italia", spiega ancora Paolo Tortora. "Prezzi difficili da giustificare - aggiunge - visto che anche i modelli delle più blasonate marche mondiali vengono infatti assemblati in Cina, negli stessi luoghi e sfruttando lo stesso costo della manodopera, degli anonimi (almeno per noi) chinafonini".
Ma attenzione, il cellulare made in China non è il telefono perfetto. Spesso i vari modelli sono carenti sotto il profilo delle funzionalità 'organizzative'. La gestione di rubrica, agenda e sveglia è più semplicistica rispetto, ad esempio, a quella cui ci ha abituato Nokia. Su molti telefoni non c'è neanche un 'blocco note'. Non esistono programmi decenti in grado di gestire i cinafonini dal pc: importare una rubrica può essere complicato. Inoltre, dovendoli acquistare privatamente dalla Cina, vanno considerati come fossero privi di garanzia ed assistenza. Reperire accessori, poi, spesso è poco conveniente.
Per l'acquisto bisogna dotarsi di pazienza. In mancanza di rivenditori ufficiali diretti, bisogna cercare di selezionare quelli più seri e scegliere un modello, inserendo, tra i parametri di ricerca, quelle caratteristiche per noi irrinunciabili. Attenzione, però a non chiedere l'impossibile: alcune caratteristiche sono attualmente inconciliabili tra loro, ad esempio Windows mobile non gestisce né la doppia sim né la Tv analogica.
Poi c'è l'incognita dogana. Effettuando l'acquisto di un pezzo come privati problemi non ci sono. O meglio, non dovrebbero esserci. La dogana, ci viene infatti spiegato, potrebbe richiedere il codice fiscale del destinatario. Se accade occorre versare una sovrattassa al momento della consegna, direttamente al vettore. C'è poi la possibilità che venga richiesta la documentazione sulla conformità alla certificazione europea. "In quel caso - sottolinea Paolo Tortora - è sufficiente far presente che si tratta di un singolo pezzo (campione) di un dispositivo multimediale".
Nei forum, poi, si parla molto della presunta pericolosità e del rischio radiazioni di questi apparecchi. Il popolo degli appassionati si divide tra chi giura sul rischio del made in China, citando i tanti sequestri, e chi tende a minimizzare o addirittura a deridere i timorosi. Certo è che la grande maggioranza dei chinafonini, non essendo prevista la loro esportazione in Europa, non ha la certificazione CE. Ma è comunque suggestivo pensare che si tratta di telefoni costruiti o assembalti dalle stesse mani che faranno arrivare da noi apparecchi con un brand di fama in bella vista. Veri e propri status symbol a caro prezzo.